Stare accanto ad una persona con disturbo del comportamento alimentare (DCA) non è facile.
La psichiatra J.Treasure identifica quattro modi di essere delle famiglie, usando gli animali per spiegarlo...
La soluzione migliore? essere dei delfini.
Famiglia CANGURO: i genitori tendono ad essere eccessivamente protettivi e il figlio con DCA non riesce a sviluppare un'autonomia e delle abilità necessarie per andare incontro alla guarigione.
Famiglia RINOCERONTE: in questo caso i genitori tendono ad arrabbiarsi e ad accusare eccessivamente la persona affetta da DCA, costringendola a mangiare di più o a smettere di farlo in modo compulsivo. il risultato è lo scontro, la ribellione e un probabile peggioramento della situazione.
Famiglia MEDUSA: lasciare trasparire eccessivamente le proprie emozioni (rabbia, depressione, impotenza..) può provocare nel figlio/a un senso di colpa che porta a ridurre la comunicazione e a creare una barriera per non ferire chi sta intorno.
Famiglia STRUZZO: al contrario della precedente, il troppo dolore per la situazione porta i genitori a chiudersi, a "mettere la testa sotto la sabbia" e di conseguenza a ignorare le esigenze del figlio/a.
Famiglia DELFINO: seguire il modello del delfino significa seguire l'andamento del disturbo, prevedere gli alti e bassi e sostenere il figlio/a. Questo modo di essere permette di trovare un giusto equilibrio tra emotività e controllo, essendo disponibili e pronti a incoraggiare senza forzare troppo.
COSA FARE?
Il primo sentimento che colpisce il familiare di una persona affetta da disturbi del comportamento alimentare è il disorientamento.
Molte sono le domande che si pone tutto il nucleo: “Cosa devo fare con mia figlia? Come posso aiutarla?”, ma anche “Perchè proprio mia figlia? Cosa le è successo, perchè è cambiata?”
L'Anoressia e la Bulimia, ma più in generale i disturbi del comportamento alimentare (DCA), sono patologie che investono i più diversi ambiti della vita del paziente.
E' in evidenza un corpo che soffre, ma è presente un dolore diffuso che colpisce tutti gli aspetti della vita del soggetto in questione. La sofferenza, che si trova a gestire il soggetto anoressico-bulimico, si riversa su tutto l'ambiente familiare che si trova spiazzato da un familiare “Che non sembra più lo stesso”, che “non riesce più a riconoscere”.
Il contributo della famiglia è fondamentale.
BISOGNA SEMPRE CONSIDERARE CHE:
- I DCA non sono un capriccio o un modo di attirare l'attenzione ma un disagio serio da affrontare il prima possibile con l'aiuto di professionisti qualificati
- L'attenzione non va focalizzata unicamente sul cibo, ma è utile aiutare il soggetto attraverso il dialogo.
- E' importante un ascolto sincero e aperto delle problematiche del soggetto, senza preconcetti e punti di vista precostituiti. Spesso l'anoressia e la bulimia si manifestano in un'età difficile, di cambiamento, in cui il soggetto stesso non sa più chi è, e come gestire il proprio malessere.
- E' altrettanto fondamentale sapere che il Disturbo è solo un lato del problema e quindi il recupero del peso non implica necessariamente la guarigione. Sottovalutare questo aspetto implica il rischio di pericolose e dolorose ricadute.
E' molto importante che il familiare sostenga il figlio nella cura, se possibile confrontandosi egli stesso con un esperto dei disturbi alimentari che può aiutarlo a:
- Diminuire il carico emotivo e le tensioni accumulate nella gestione di comportamenti di rifiuto, difficili da capire e accettare, per un dialogo più sereno
- Sollevarlo da un carico familiare eccessivo, derivante dall'impossibilità di affrontare un problema così complesso senza un aiuto professionale
- Capire se ci sono elementi nelle dinamiche familiari, ma non solo, che mantengono il disturbo, al fine di ridurre i rischi di ricadute.
La famiglia può diventare una RISORSA INDISPENSABILE nella terapia dei Disturbi Alimentari e per questo va sostenuta e guidata costantemente.